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Le cure

La diagnosi dovrebbe essere assai precoce perché, se è vero che i farmaci non guariscono dal Parkinson, ma ne curano solo i sintomi, possono garantire una buona qualità della vita per un numero di anni che può corrispondere all’aspettativa di vita di una persona sana.

Per essere efficace nella qualità e nell’aspettativa di vita, l’assunzione di terapie farmacologiche personalizzate va però accompagnata dall’assunzione di specifici stili di vita (alimentari in particolare) e da attività fisica e riabilitazione specifica, da attività ludiche individualizzate come la boxe, la pittura, il disegno, la recitazione, suonare, cantare, ballare, plasmare la creta, scrivere racconti e poesie (per citare le più frequenti).
La dotazione di farmaci attualmente a disposizione è ampia e permette di personalizzare la terapia in relazione alla clinica, all’età, alle caratteristiche sociali del paziente e ciò consentendo di trattare con successo i primi anni di malattia.

Per raggiungere questo risultato sono però necessari competenza del sistema sanitario, qualità del rapporto medico-paziente, accettazione e il sostegno dell’ambiente circostante, mantenersi attivi e in relazione con familiari, amici, specialisti e associazioni.

Gli stessi farmaci sono causa di importati effetti collaterali: dalla sonnolenza alle allucinazioni, alla nausea, al vomito, dai movimenti involontari alle compulsioni, alle ossessioni ecc. 

Sono da evitare l’isolamento, lo stress, l’abuso dei famaci e di internet. Vanno combattuti l’ignoranza, lo stigma e il rifiuto della malattia.