La campagna NonChiamatemiMorbo

Giovanna Govoni, professoressa di matematica e Preside di liceo, ritrova la propria mobilità ballando (foto Giovanni Diffidenti)
La Malattia di Parkinson non è contagiosa, non va nascosta, agli altri e a se stessi. È diffusa, ma poco conosciuta. Educare a riconoscerla per tempo e a combatterla caso per caso, aiuta la qualità della vita.
La conoscenza scongiura lo stigma, l’isolamento e l’allontanamento dalla vita produttiva, socialmente attiva e generativa. Tutto ciò fa del Parkinson una malattia paradigmatica dove è più evidente l’interesse dell’intera società ad abbandonare l’approccio biologico e assistenziale, per curare non la malattia, ma il benessere della persona, perseguendo così anche la sostenibilità dello welfare.
Conoscenza, consapevolezza e promozione della salute sono gli obiettivi della campagna educativa #nonchiamatemimorbo che si propone di far crescere nell’opinione pubblica la conoscenza e la consapevolezza sulla malattia. L’attenzione all’uso e alla scelta delle parole è il primo passo di questo progetto: Non Chiamatemi Morbo è un invito rivolto a tutti a cambiare atteggiamento nei confronti della malattia, a partire dal suo stesso nome: il Parkinson non è contagioso la parola “morbo” che è solo ingannevole.
Le stime ufficiali parlano di 230-270mila persone colpite dal Parkinson in Italia: questa incertezza nei numeri è dovuta alla poca conoscenza della malattia, che convive ancora con molti stereotipi e pregiudizi, generando lo stigma verso i malati e le loro famiglie. È inoltre complesso formulare una diagnosi poiché sono molteplici i sintomi, che si manifestano intorno ai 60 anni ma sono in aumento i casi di giovani colpiti.
La campagna è quindi l’occasione per avere una visione differente della malattia, sottolineare l’importanza della diagnosi precoce e informare i cittadini, raccontando come, anche dopo la diagnosi, le persone con Parkinson possano continuare una vita di relazioni e attività, mantenendo un elevato livello di qualità di vita.
Punta a obiettivi ambiziosi la campagna – sottolinea Giangi Milesi, presidente di Parkinson Italia – Per sradicare stereotipi e pregiudizi non basta fornire informazioni in quantità: servono storie; servono esempi da emulare. E serve che qualcuno le storie te le racconti. Se poi hai la pretesa che questa comunicazione cambi l’Italia intera, è necessario che a raccontare le storie sia chi sa farlo bene. Chi è capace di emozionati.
Non potendo dar vita a una campagna pubblicitaria milionaria, abbiamo ideato un’iniziativa capace di trasformare la nostra debolezza – la frammentazione – in una ricchezza. Con poche preziose sponsorizzazioni, tanta passione e il volontariato di grandi artisti e dei migliori professionisti abbiamo creato uno strumento tanto apprezzato, bello ed efficace da mobilitare i territori in una campagna di grande impatto, sia a livello locale che nazionale.
Giovanni Diffidenti va oltre la macchina fotografica: si mette nei panni delle persone che ritrae al punto di vivere con loro. Ne nascono immagini suggestive, di grande portata narrativa. Le storie raccolte sono 29: un lavoro di documentazione durato due anni e che continuerà nei prossimi.
Di Claudio Bisio e Lella Costa conosciamo la sensibilità, come a tutti gli italiani sono noti il talento, la professionalità e le voci inconfondibili. Eppure “doppiando” Mr. and Mrs. Parkinson, Lella e Claudio sono riusciti a sorprenderci, commuovendo persino Roberto Caselli che di quei testi è il principale autore. Nei panni dei Parkinson, Lella e Claudio ci fanno piangere e ci fanno ridere. E sono le loro stesse voci a spiegarci i perché della loro interpretazione e del nostro titolo NonChiamatemiMorbo.
Oltre alle spiegazioni, all’introduzione e alle conclusioni, Claudio e Lella hanno registrato 17 fra monologhi e dialoghi come la storia di Riccardo Merisio. Racconti che saranno fruibili attraverso il proprio smartphone scaricando l’app da questo sito. Una fruizione esclusiva per un’emozione riservata ai visitatori della mostra fotografica parlante.
La mostra parlante è progettata per essere montata con facilità dalle organizzazioni che assicureranno di allestirla in location frequentate, di diverse dimensioni (almeno 200 mq), provviste di illuminazione puntuale di ogni fotografia. Sono disponibili fino a 30 fotografie di grande formato, stampate su carta Fine Art, incorniciate e dotate di passe-partout (dimensioni totali 82 x 56 cm). Ci auguriamo di trovare 100 organizzatori di altrettante tappe della mostra per le 100 principali città d’Italia.
Il saluto di Paolo Gentiloni
